Daniele Curedda

Ogni progetto è occasione di studio e ricerca, non esito ma processo, strumento tramite il quale alimentare forme e modalità della conoscenza, nel tempo e nello spazio. In questo senso, il progetto di recupero e riqualificazione edilizia dell’edificio comunale denominato “Ex Caserma via Simon”, conserva in sé tutti i caratteri della ricerca orientata in senso progettuale e rispetto alla quale anche l’espressione del diritto: “il poter fare o non fare, consentire o non consentire”, non è la mera applicazione di norme, benché fondamentali ed articolate, ma fatto culturale, conseguenza di un percorso di comprensione rispetto ad un luogo denso di storia e di memoria. Si condivide così il percorso definito dall’Ente, il Comune di Alghero, rispetto al quale i caratteri funzionali dell’opera non sono predeterminati, ma da individuare rispetto alle potenzialità ed opportunità offerte dallo stesso manufatto edilizio, tramite il progetto. Ciò impone un’ulteriore responsabilità nelle scelte progettuali che, come ampiamente richiamato dalla Carta del Restauro del 1931 con particolare riferimento all’opera architettonica, si identificano prima di tutto come una complessità di azioni materiali ed immateriali, finalizzate al recupero del bene e dei suoi significati. “Il corpo dell’architettura, la massività, il senso del tempo e della materia sono tornati a parlarci di una dimensione profonda, dove lo spessore invoca azioni di scultura e cavità, di peso e sostanza. Se il mito della modernità, viveva nella relazione inestricabile tra interno ed esterno, nella trasparenza etica e fisica del vetro, il contatto con l’archeologia implica una separazione tra il contenuto e il contenitore”. (Marotta, 2014)